27 Maggio 2022
Abbattere i cinghiali, veicolo di malattia e causa di ingenti danni

Se il virus della peste suina si dovesse diffondere negli allevamenti di maiali presenti sul nostro territorio, verrebbe messo a rischio il patrimonio di salumi che caratterizza la nostra provincia e in Lombardia sarebbero a rischio 4 salumi di qualità su 5. E’ quanto afferma Coldiretti Bergamo in occasione del blitz di agricoltori, cittadini e istituzioni scesi in piazza a Roma con la principale organizzazione agricola nazionale, per denunciare l’invasione dei cinghiali e chiedere di fermare questa calamità che diffonde il virus della peste suina, distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali.

“Da tempo stiamo denunciando i pericoli della proliferazione e diffusione senza freni di questi ungulati – dice Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo –. I casi di cinghiali trovati positivi al virus della peste suina nel Lazio, in Piemonte e in Liguria ci preoccupano moltissimo.  Se il contagio dovesse arrivare nelle nostre stalle, il danno sarebbe gravissimo: servono azioni più incisive e un piano nazionale di abbattimento per garantire la sicurezza dei cittadini e la salute degli animali negli allevamenti. Nella nostra provincia vengono allevati circa 340.000 suini, pari al 7,6% dei suini allevati in Lombardia”.

"Per fermare l’invasione dei cinghiali nelle campagne e nelle città siamo pronti a chiedere l’intervento dell’esercito - afferma il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini a margine della manifestazione in piazza SS. Apostoli a Roma - Questa è l’ultima manifestazione pacifica che facciamo, se non otterremo risultati la prossima volta saremo a Montecitorio poiché non è assolutamente sostenibile la situazione nella quale ci hanno messo. A causa dei cinghiali abbiamo perso ottocentomila ettari coltivati, mettendo a rischio la nostra capacità produttiva in un momento peraltro delicato a causa della guerra in Ucraina. E’ paradossale che con i costi fuori controllo noi dobbiamo spendere di più per coltivare e il raccolto ci vien distrutto dai selvatici. Ma ci sono anche agricoltori che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali – ha continuato il presidente della Coldiretti - e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile".

Con l’Italia invasa da 2,3 milioni di cinghiali – spiega la Coldiretti – oltre alla peste suina è allarme per l’incolumità delle persone in campagna e in città. I branchi dei cinghiali, infatti – continua Coldiretti Bergamo - si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, razzolano tra i rifiuti con rischi per la salute, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti.

Una situazione che è diventata insostenibile con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole danneggiate, dal fieno al mais, dalle patate ai piccoli frutti, fino alle vigne e agli uliveti. Nel 2021 i danni causati dai cinghiali in provincia di Bergamo sono ammontanti a oltre 180.000 euro. Questi animali – continua Coldiretti Bergamo - sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano nemmeno i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità.

L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè - pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti. Il 69% degli italiani ritiene che i cinghiali siano troppo numerosi, mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati.

In tale scenario anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa).

 

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