Attualmente il patrimonio zootecnico della provincia presenta i seguenti numeri: 339.000 suini (erano 353.000 nel 2013) e 127.000 bovini (erano 129.000 nel 2013).
Nella nostra provincia la zootecnia da sempre rappresenta un segmento importante del sistema agricolo ed economico - sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio -; rispetto alla realtà regionale, produciamo l’8 per cento del latte e alleviamo il 12 per cento dei suini. Se continuiamo con questo trend di chiusure purtroppo arriveremo presto all’azzeramento di un patrimonio di grande rilevanza, con gravi contraccolpi per la produzione agricola e l’aspetto occupazionale”.
Secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe zootecnica analizzati da Coldiretti le stalle di bovini e suini sono passate da 24.422 a 24.262.
un generale calo dei consumi e una progressiva riduzione di suolo agricolo oltre alla pesante incognita relativa alla direttiva nitrati che negli ultimi tempi ha pesato sugli allevamenti come una Spada di Damocle, minandone il futuro e rendendone difficile ogni programmazione.
Su questo aspetto determinante per migliaia di imprese agricole – prosegue Brivio - Coldiretti ha condotto un’operazione verità che ha portato ad individuare le vere cause dell’inquinamento delle acque e a rimuovere le ingiuste accuse agli imprenditori zootecnici che per troppo tempo hanno dovuto pagare anche per responsabilità di altri”.
con il “piano salva stalle” per la zootecnia della Pianura Padana siglato a Provaglio d’Iseo (Brescia) dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, dal Presidente della Coldiretti regionale Ettore Prandini e dai ministri all’Agricoltura Maurizio Martina e all’ambiente Gian Luca Galletti. Il piano prevede che entro 45 giorni il Governo emetta un decreto per la ridefinizione delle zone vulnerabili, dopo il quale le Regioni avranno 30 giorni per disegnare la nuova mappa di gestione degli effluenti di allevamento.
Si tratta di un risultato importante per la salvezza di un settore fondamentale per l’economica bergamasca e lombarda - rileva Brivio – perché impegnerà alla revisione di una mappa vecchia di oltre 20 anni che ha generato pesanti incombenze per gli allevatori e permetterà di ridisegnare le zone vulnerabili affrontando in modo concreto e realistico il problema dell’inquinamento”.