17 Febbraio 2011
Scarola bergamasca: un patrimonio da difendere e valorizzare

Coldiretti Bergamo - unitamente a Bergamo Mercati spa, Comune di Bergamo, Camera di Commercio, Ascom, Confesercenti e Comunità delle Botteghe di Bergamo Alta – promuove la Scarola Bergamasca, un’insalata tipica del territorio provinciale, sostenendo un’iniziativa, che si svolgerà negli ultimi due fine settimana di febbraio, e prevede l’inserimento nei menù dei Ristoranti di Città Alta aderenti di una o più specialità a scelta a base di questo prodotto.

Una tipo di Scarola particolarmente pregiata è quella che si avvale anche della dizione  “dei Colli di Bergamo”  perché viene coltivata esclusivamente nella parte alta città  e lavorata con metodi unici e molto antichi.

Coltivata da secoli sui fazzoletti di terra attorno alle mura della Città Alta, soprattutto in Borgo Canale oltre la cinquecentesca porta Sant’Alessandro, la scarola di Bergamo si distingue dalle altre varietà in commercio per il particolare processo di imbiancatura delle foglie interne.

Seminata solo in campo aperto a partire dalla fine di luglio, a fine ottobre viene legata con un laccio, cespo a cespo, affinché le foglie interne non prendano luce. Inizia così un singolare processo di maturazione. Con i primi freddi si trasferiscono le piantine negli scantinati antichi di Città Alta, dove gli ortolani, che si tramandano da generazioni questa tecnica di lavorazione, le distendono al buio.

Le foglie interne continuano a maturare ma non acquistano colore. L’insalata si vende tutto l’inverno fin quasi a primavera e in passato costituiva l’unico ortaggio disponibile nei mesi rigidi.
Ora è una rarità, oltre che una prelibatezza: il cuore candido è croccante e il sapore delicato. Il modo migliore per apprezzarla è consumarla fresca, ma la si può anche cuocere servendola con polenta e maiale o con il Branzi, formaggio tipico della Val Brembana.

La Scarola Bergamascasottolinea il direttore della Coldiretti provinciale Lorenzo Cusimanoè il frutto del sapiente lavoro di  produttori che nel corso degli anni, tra mille difficoltà e sacrifici, ne hanno tramandato la tradizione e assicurato la produzione. Per evitare che questo patrimonio vada perso è importante continuare a valorizzarlo e a  farlo conoscere a un numero crescente di consumatori”.

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