13 Ottobre 2011
Politica Agricola Comunitaria: Coldiretti Bergamo boccia la proposta di riforma

Per il settore agricolo la posta in gioco è molto alta. Poiché si sta decidendo quale futuro avrà dal 2014 al 2020, non possiamo accettare passivamente quando è stato delineato dall’Unione Europea, perché premia più la quantità della qualità e la nostra agricoltura, improntata soprattutto sull’eccellenza delle produzioni dato che le nostre imprese hanno superfici medio-piccole, viene fortemente penalizzata.  Così il presidente di Coldiretti Bergamo Giancarlo Colombi commenta a caldo la proposta di riforma della Politica Agricola Comunitaria presentata ufficialmente ieri.

"Visto il contenuto della riforma si prospetta una trattativa tutta in salita - precisa Colombi - ma e' certo che siamo pronti a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una nuova Pac più  equa e giusta”.

Per la Coldiretti bergamasca non può venire meno un principio centrale: in un momento di forte crisi economica le risorse devono essere indirizzate verso una agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione e sicurezza alimentare.

Per noi è assolutamente necessario - sottolinea Colombi – che le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea  vadano a chi l'agricoltura la fa sul serio e di agricoltura  vive. Bisogna definire gli agricoltori attivi in base a quello che effettivamente fanno, il testo presentato invece li definisce solo in base alla quantità di aiuti che ricevono premiando così le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti”.

La Coldiretti di Bergamo evidenzia che la proposta prevede anche una riduzione del budget che l'Italia non merita affatto, anche considerando che così aumenta in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all'Unione Europea e quello che recupera attraverso la politica agricola. Per la Lombardia, in prospettiva, si prevede quasi il dimezzamento degli aiuti.

I nostri tecnici – spiega Colombi – sono al lavoro per cercare di capire più nel dettaglio le ripercussioni che avranno le nostre imprese; essendo però la nostra un’agricoltura di eccellenze è chiaro che se le cose non cambieranno il futuro è tutt’altro che roseo. A livello nazionale ci sono in gioco circa 6 miliardi di fondi comunitari all'anno per i prossimi sette anni, ma soprattutto il futuro di 1,6 milioni di imprese agricole che danno occupazione a circa un milione di dipendenti e che garantiscono il presidio territoriale di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato totale dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo. Al ministro dell’agricoltura Saverio Romano quando è stato a Bergamo nei giorni scorsi  abbiamo chiesto un impegno forte a tutela della nostra agricoltura. Ora ci aspettiamo che dopo le garanzie a parole, arrivino i fatti”.

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