17 Febbraio 2021
Nella Bergamasca prende forma la filiera della birra agricola

Sono oltre 4 milioni i lombardi che consumano birra, pari a oltre il 49% del totale. In pratica uno su due. È quanto emerge da un’analisi di  Coldiretti Bergamo  su dati Istat, in occasione del webinar “Come nasce la birra agricola” organizzato in collaborazione con il Consorzio Birra Italiana, che mira alla tutela e alla promozione della birra artigianale made in Italy.

Lo scopo del Consorzio – spiega Coldiretti Bergamo – è la valorizzazione della filiera produttiva locale, creando un rapporto più solido tra i piccoli produttori di birra e i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Inoltre  il Consorzio sostiene i birrifici nel reperimento di materia prima italiana, da filiera tracciata e garantita con gli associati che si impegnano a utilizzare nelle loro produzioni almeno il 51% di materia prima italiana.

Nella bergamasca c’è un certo fermento riguardo a questa filiera produttiva, sottolinea Coldiretti Bergamo. Un esempio di birra agricola si trova ad Ardesio. “La nostra birra ha un profondo legame con il territorio perché la produciamo con orzo e frumento coltivati in Val Seriana – spiega Marco Delbono, titolare dell’azienda agricola Prat de Bus –. Il luppolo invece lo prendiamo da un’azienda agricola milanese con cui abbiamo costituito una rete d’impresa. Abbiamo iniziato questa scommessa nel 2016 e da subito abbiamo puntato sull’identità e sulla qualità del prodotto. Il processo produttivo, così come il protocollo di coltivazione delle materie prime, segue uno specifico disciplinare e questa scelta ci sta dando grosse soddisfazioni perché il consumatore finale apprezza questa attenzione”.

Molto particolare è l’esperienza dell’agribirrificio Sguaraunda di Pagazzano, il primo birrificio artigianale della provincia di Bergamo e tra i primi in Italia. “Siamo nati nel 2003 – dice il titolare Massimo Simeone - con la mission di produrre e proporre birra di qualità non filtrata e non pastorizzata, utilizzando materie prime  prodotte da noi. L’evoluzione nel 2017 in agribirrifico è figlia dell’attenzione e la meticolosità che da sempre abbiamo posto nella selezione delle materie prime che utilizziamo nella produzione. Un giorno ci siamo chiesti perché non provare a coltivare da soli l’orzo ed il luppolo che utilizziamo ed è così che è nato il progetto agricolo che in breve tempo ci ha portati a seminare i primi 6 ettari di terra necessari a produrre i 300 quintali d’orzo che annualmente utilizziamo. Per il luppolo invece stiamo selezionando varietà e terreni dove coltivarlo”.

Anche sul fronte della coltivazione del luppolo si sta muovendo qualcosa a livello provinciale, anche se comunque resta ancora una produzione di nicchia. Attualmente sono circa 2 gli ettari coltivati con questa coltura.

Ha creduto in questo tipo di coltivazione Bettina Bianchetti, titolare dell’azienda Luppolengo di Martinengo. “Per ore coltivo a luppolo 2500 mq di terreno – spiega-, sono ancora in una fase sperimentale, ma se riesco a superare alcune criticità legate agli aspetti produttivi, conto di aumentare la superficie”.

 

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