15 Maggio 2012
La convivenza forzata con l’orso preoccupa gli agricoltori di montagna

Si avvicina la stagione degli alpeggi e gli allevatori sono fortemente preoccupati per la presenza di un orso che vaga indisturbato sulle montagne bergamasche e ha già sbranato pecore e capre oltre ad aver fatto man bassa di arnie e lasciato graffi su stalle e baite.
Il sospetto poi che gli orsi siano due inquieta ancora di più gli agricoltori, che sono ormai quasi pronti a partire con le mandrie per le malghe e non sanno bene come fare per difendersi da eventuali attacchi del plantigrado.

La presenza di uno o più orsi  sulle nostre montagnespiega Alberto Brivio, presidente della Coldiretti bergamasca  – è un grosso problema. Gli alpeggiatori  che nelle prossime settimane porteranno gli  animali al pascolo temono innanzitutto per la loro incolumità e poi per quella delle loro mandrie. Nessuno vuole che questi animali vengano abbattuti ma è necessario che gli agricoltori possano lavorare in sicurezza e che per questo vengano tutelati con misure idonee”.

Secondo la Coldiretti bergamasca l’attività dell’alpeggio è fondamentale per l’economia  montana e per la tutela del territorio pertanto va salvaguardata.

Proprio nei nostri alpeggiprosegue Briviovengono realizzati alcuni tra i prodotti più pregiati del nostro patrimonio agroalimentare, come ad esempio il Formai de Mut dell’Alta valle Brembana,  gli stracchini e le varie formaggelle. Non è accettabile che proprio in un momento storico in cui c’è bisogno di più agricoltura per produrre cibo di qualità, si lascino sole le imprese dinanzi ai raid degli orsi, scoraggiando così anche i giovani che nonostante le incognite vogliono continuare questa preziosa attività. Per gli agricoltori di montagna portare gli animali in alpeggio significa  avere la possibilità di incrementare la redditività aziendale, una boccata di ossigeno in questa fase di difficoltà per la zootecnica. Senza contare che mantenere l’agricoltura in montagna vuol dire anche assicurare il mantenimento del paesaggio e la cura del territorio”.
Le preoccupazioni per la presenza dell’orso sulle Orobie sono condivise anche da Giovanni Giudici, allevatore di montagna e presidente dell’APA (Associazione Provinciale Allevatori).
L’apprensione è tangibileafferma perché gli avvistamenti negli ultimi tempi sono stati numerosi, il pericolo che poi gli orsi possano essere due rende ancora più inquieti gli allevatori. Quando il bestiame si trova al pascolo è praticamente indifeso e può essere una facile preda, così come gli alpeggiatori stessi che stanno spesso all’aperto. Molte malghe non sono raggiungibili con la macchina e se succede qualcosa come si fa ? Ci era stata promessa almeno un’azione di monitoraggio per capire gli spostamenti dell’orso ma nulla è stato finora fatto, anzi, non si sa neppure con certezza quanti di questi amali vaghino per le nostre montagne”.
Nei pascoli non c’è neppure la possibilità di realizzare una recinzione sufficientemente robusta per evitare l'accesso del plantigrado e gli agricoltori non hanno risorse per sorvegliare gli animali giorno e notte, né manodopera in più per mettere in sicurezza le stalle.

La convivenza dell’orso con  gli agricoltori  – rileva Francesca Monaci, allevatrice di Branzinon è ancora possibile nei nostri territori. Le nostre realtà montane  hanno altre priorità e necessitano di interventi  di miglioramento e modernizzazione. Ho il massimo rispetto per tutti gli animali altrimenti ovviamente non farei l’allevatrice, ma ritengo  che non abbia  senso spendere soldi pubblici per uno o due orsi  quando  l’agricoltura di montagna ha bisogno di vedere risolti problemi basilari.  Tra circa un mese porterò i miei bovini negli alpeggi dell’alta Valle Brembana e mi preoccupa molto sapere di correre il rischio di imbattermi in un orso.  Io e i miei familiari lavoriamo anche la mattina presto e la sera tardi quando c’è buio e poiché negli alpeggi non c’è la corrente non abbiamo la possibilità di avere un’illuminazione artificiale e quindi di tenere sotto controllo la situazione. Dovrebbero almeno venire a spiegarci come ci dovremmo comportare in caso di un eventuale attacco e soprattutto dovrebbero studiare un modo per tenerci costantemente informati  sugli spostamenti di questi animali che rappresentano un vero  e proprio pericolo  per noi e per i nostri bovini”.

Le Fattorie Didattiche in provincia di Bergamo

LE FATTORIE DIDATTICHE BERGAMASCHE

Continuando con la navigazione in questo sito, accordi l'utilizzo dei nostri cookie. Approfondisci

Le impostazioni dei cookie in questo sito sono impostate su "permetti cookie" per permettere la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui l'utilizzo di questo sito senza cambiare le impostazioni del tuo browser o se clicchi su "Accetto" confermai l'autorizzazione di tali cookie.

Chiudi