12 Novembre 2025
Il caro-vita mette sotto pressione famiglie e produttori agricoli, l’allarme di Coldiretti Bergamo

Mentre una famiglia su tre è costretta a ridurre la spesa alimentare a causa del caro-vita, l’agricoltura bergamasca – pur mostrando grande resilienza – produce cibo eccellente ma ricava sempre meno. Il rischio è che, come conseguenza di questo squilibrio, si affermi un modello alimentare fondato su alimenti meno sani e venga messo in crisi un sistema agricolo che da anni sta investendo in sostenibilità e qualità.

La domanda di prodotti locali e tracciabili è aumentata del 73%, ma quasi quattro famiglie su dieci riducono gli acquisti di frutta e verdura a causa dell’aumento dei prezzi e quasi una su tre dichiara di aver modificato la dieta privilegiando alimenti a più lunga conservazione. E’ quanto emerge dal Rapporto Italmercati-Ismea 2025, curata dal Censis, una ‘frattura alimentare’ sintomo di una disuguaglianza sociale, che separa chi può permettersi una dieta sana e bilanciata da chi, pur volendola, non riesce più a sostenerne i costi. Vediamo in questa ottica anche la nostra partecipazione ad “Agricultura e diritto al cibo” la manifestazione promossa dall’amministrazione comunale di Bergamo che esplorando il legame tra agricoltura, cultura e alimentazione, accende i riflettori sull’importanza di un’alimentazione di qualità.

L’agricoltura italiana, guidata da circa 700.000 imprese e 4 milioni di occupati, rappresenta un patrimonio nazionale che vale oltre 700 miliardi di euro. Tuttavia, le difficoltà che gravano sulla filiera, a partire dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime, dal caro trasporti, dagli effetti degli eventi meteo estremi fino al consumo di suolo, stanno erodendo il valore che arriva al produttore, rischiando di trasformarsi in un boomerang per un settore che rappresenta la prima ricchezza del Paese.

Questa situazione coinvolge anche l’agricoltura bergamasca: le circa 5.000 aziende agricole del territorio, schiacciate tra fattori negativi e consumi in calo, fanno sempre più fatica a mantenere la sostenibilità economica delle proprie attività.

A livello locale pesa in modo particolare il fenomeno del consumo di suolo. Nel 2024 il suolo consumato in provincia ha raggiunto i 33.055 ettari (il 12% del suolo totale), con un incremento di 123,69 ettari rispetto all’anno precedente. Questa dinamica indebolisce non solo la disponibilità di terreno fertile, ma la stessa dinamicità del comparto agricolo.

“C’è bisogno di cibo, ma distruggiamo un fattore determinante per produrlo – afferma il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella –. Di fronte a questa situazione non possiamo che essere preoccupati sia per la tenuta del comparto sia per il ricorso crescente a cibi di minore qualità da parte dei consumatori che tagliano sulla spesa. Il fenomeno, in prospettiva, rischia di alimentare un “food-social gap” con impatti anche sulla salute e sulla sostenibilità ambientale”.

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dalla concorrenza sleale delle importazioni che non rispettano gli stessi standard di qualità, sostenibilità e sicurezza presenti per il Made in Italy.

Coldiretti Bergamo sottolinea l’importanza di evitare che, per far fronte al caro-vita, si scelgano prodotti più economici ma poveri dal punto di vista nutrizionale e con un impatto ambientale più elevato. A questo proposito Coldiretti Bergamo sta investendo in una forte azione di educazione alimentare e in collaborazione con la Provincia di Bergamo ha lanciato "Dal Campo alla Tavola: Educare al Cibo, senza Sprechi", un progetto che si proposte di intercettare un migliaio di alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado e le loro famiglie, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza del mondo agricolo, la cultura della valorizzazione del cibo e sensibilizzare contro lo spreco alimentare.

“Il settore agricolo – conclude Borella - di fronte alle crisi ha sempre dimostrato più volte la capacità di reagire, ma non può sostenere da solo l’onere del crollo del consumo. Quella che dobbiamo affrontare è una sfida culturale, economica e territoriale: serve una reazione comune, non più procrastinabile perché puntare su qualità del cibo significa investire anche nella salute e nel nostro futuro”.

Le Fattorie Didattiche in provincia di Bergamo

LE FATTORIE DIDATTICHE BERGAMASCHE

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